Jean Janssis (Bl)
Stampa alla gomma bicromata
Nudo maschile con fiori s.d.
Rafael Navarro (E)
Silver print
“serie: le forme del
corpo”, 1996
Joyce Tenneson
(Usa)
Polaroid 50/70
1988/89
Flor Garduno (mex)
Silver print
“El mundo”
2001
Clinio Giorgio Biavati
(I)
“serie:ALTIS il mito
impuro”
2006
COURTESY MUSEO KEN DAMY
Dal volto al corpo nudo è
l’immediato percorso che compie la fotografia
ai suoi esordi.
Il ritratto è il primissimo impiego commerciale
ed erotismo e pornografia si sovrappongono in termini
cronologici. Come dire che inventando lo strumento per
fissare le sembianze, di conseguenza nasce la necessità
di appagare lo sguardo sull’intimità. Sapere
e conoscere. Guardare e conoscere.
Il proibito del costume di un’epoca, in un certo
senso, diviene lecito attraverso l’immagine democratica,
la fotografia.
Bassi costi e, subito dopo, riproducibilità che
abbatte ancora di più il prezzo da pagare.
Ed è del tutto naturale che dal volto si sia
passati al corpo, quasi senza stadi temporali: il volto
nudo e il corpo vestito conversano fra di loro e si
pongono in contrapposizione dialettica nei confronti
di chi li guarda.
Bisogna scoprire cosa c’è sotto e diviene
di insignificante attrazione ciò che si rivela
a tutti, almeno nelle società occidentali.
Ed all’inizio, la fotografia, per aver osato di
svelare l’inviolabile cerca delle giustificazioni
strumentali: nudo per artisti, studio anatomico, indagine
scientifica…e la pornografia che
non ha bisogno di scuse per esistere, risponde ad un’esigenza
primordiale (sesso); componente dell’essere e
della sopravvivenza.
Ed una volta ancora si scopre che la fotografia non
ha inventato niente sotto il profilo dell’oggetto
della rappresentazione: nudi e raffigurazioni erotiche
sono antiche quanto la storia del mondo ed attuali quanto
lo sono le immagini che ogni secondo ci bombardano da
pagine stampate, video, cinema.
Semmai, la fotografia ha reso tutto più semplice,
immediato, popular-fruibile, pregnante,
indagato, diffuso a quanti altri aggettivi si possono
adattare ad un sistema che comunque è rivoluzionario…
…grandi artisti della fotografia si sono dedicati
al nudo maschile: Minor White, Holland
Day, Gorge Platt Lynes, ed altri che hanno utilizzato
il corpo dell’uomo per indagini diverse, come
Duane Michals e Atrhur Tress.
In realtà, però, il nudo ormai accettato
e diffuso fino alla nausea estetica, concettuale è
quello femminile che da sempre trionfa, in fotografia
e non. E prima con l’astuto espediente dell’allegoria
e, poi, in fotografia con la scusa della ‘forma’.
Avete mai letto che Edward Weston fotografava le donne
nude - nella maggioranza diventate sue amanti - perché
gli piacevano da impazzire?
Non è malizia supporre che la fotografia, per
lui, era l’equivalente ‘della collezione
di farfalle’.
Lusingate dall’attenzione del maestro cadevano
facili prede. Leggerete, invece, sempre ed ovunque che
la sua era una ricerca formale, sublimando una naturale
verità in un gesto intellettuale. Più
limpido Stieglitz che non nascose la tensione passionale
nel riprendere in centinaia di
immagini Georgia O’Keffe e moltissime di quelle
fotografie sono ancora tenute segrete, troppo intime.
E si ripropone ancora il confine labilissimo fra nudo
estetico ed estetizzante, erotismo e pornografia che
alla fine e nella maggioranza dei casi, è soggettivo.
L’erotismo degli Sunga (le stampe giapponesi pre-invenzione
della fotografia) per noi entra nella categoria ‘pornografia’,
eppure all’epoca erano parte dell’arredo
domestico.
Come i bassorilievi e le sculture di certi templi indiani
che non sono nemmeno destinate ad un ambito privato,
sotto gli occhi di chiunque è nella strada, illustrando
gli amori e i piaceri sessuali degli dei e con inequivocabile
risultanza di realistica precisione.
Allora è forse più corretto spostare l’accento
sulla rappresentazione nelle aree geo-culturali, piuttosto
che innestare l’irrisolvibile questione del lecito
e dei limiti del nudo, e dei suoi annessi e connessi…
…Non vi è da meravigliarsi se l’era
del nudo quale pura forma stà per concludersi,
il corpo nudo ormai è visione quotidiana dai
giornali, alla tv, al cinema, dai cartelloni stradali
alle locandine sui tram.
Semmai è l’uomo che non è stato
ancora sufficientemente sfruttato, avrà un futuro
quale oggetto da esplorare in superficie.
Giuliana Scimé
(dal catalogo 100 nudi edizioni del museo ken damy)