Viviamo in una
società frenetica, competitiva, consumistica.
La pressione che ci spinge a continuare ad andare
avanti non sottopone a indicibile stress solo l'habitat
e le risorse, ma anche noi stessi. Nonostante il peso
di una tradizione millenaria e gli avvertimenti della
scienza moderna sulla natura della personalità
e delle esigenze umane, continuiamo a trascurare il
nostro “io” spirituale. In un mondo stretto
nella morsa di uno sfrenato razionalismo, il lato
oscuro è naturalmente rappresentato da alienazione,
sfinimento, svuotamento e senso di perdita.
Il lavoro condotto nell'ambito di questa mostra è
un'esplorazione fotografica che si prefigge lo scopo
di riscoprire ciò che abbiamo perso, fare uno
sforzo per ristabilire la comunione con il mondo naturale
e i vecchi modi di fare, quella saggezza di cui ci
siamo scordati nella frenesia consumistica ed ipertecnologica
dei nostri tempi.
Questa esplorazione è condotta sulla tela di
fondo dei paesaggi vasti e inquietanti del Ladakh,
ultima regione selvaggia dell'India al limitare dell'altopiano
tibetano e ultimo baluardo dell'antico stile di vita
dei buddisti tibetani. Questo lavoro non vuol essere
un documentario, ma piuttosto l'espressione di un
viaggio solitario attraverso un paese splendido e
tormentato, alla ricerca di un abbraccio metafisico
che ci possa sussurrare i segreti del nostro paesaggio
interiore.
L'ultima regione allo stato brado dell'India viene
esplorata come pietra miliare della ricerca interna
ed esterna del mondo moderno, tramite una comunione
visiva con la fragile eppur impressionante cultura
in preda al rapido cambiamento e un paesaggio minacciato
che esplode in tutta la sua bellezza aspra e spoglia
… una solitudine enigmatica ai confini del mondo
di ognuno di noi.
BIOGRAFIA Prabuddha Das Gupta è un fotografo
autodidatta cresciuto nel caos culturale dell'India
post-coloniale.
Nel 1996 Prabuddha Dasgupta ha infranto un tabù
pubblicando ‘Women’ (Viking Books), una
controversa raccolta di ritratti e nudi di donne indiane
in contesto urbano. Con questo gesto, ha restituito
al nudo il suo giusto posto nella cultura indiana,
dopo duecento anni di moralità vittoriana imposta
dai colonialisti britannici che avevano quasi completamente
cancellato la sessualità dall'espressione artistica
… e questo nella patria natale del Kamasutra.
Nel decennio successivo, Das Gupta ha portato avanti
una serie di progetti fotografici mantenendosi impunemente
a cavallo tra i due mondi dell'opera artistica e del
lavoro commissionato, apportando a entrambi la propria
audace e personalissima sensibilità che gli
ha consentito di assurgere in breve tempo al rango
di fotografo di maggior talento del paese.
Le opere di Das Gupta sono state esposte a livello
internazionale, in mostre individuali e collettive,
e pubblicate in riviste indiane, francesi, inglesi,
italiane e americane.
Il suo secondo libro ‘Ladakh’ (Viking
Books), sua personale esplorazione della regione di
frontiera più selvaggia dell'India, è
stato pubblicato nel 2000. Le sue opere corredano
diversi libri e pubblicazioni tra cui ‘Nudi’
(Motta Editore, Milano) e ‘India Now–New
Photographic Visions’ (Textuel, Parigi). E'
stato insignito anche di molti premi e riconoscimenti,
compreso il premio Yves Saint Laurent per la fotografia
nel 1991. Le sue opere arricchiscono le collezioni
di molti privati e istituzioni, come il Museo Ken
Damy di Brescia e la Galleria Carla Sozzani di Milano.
Das Gupta, che è rappresentato in India da
Bodhi Art, vive tra Nuova Delhi e Goa.
We live in a frantic, competitive, consumption-oriented
society. The pressure to get ahead not only puts an
overwhelming strain on our habitat and resources,
but also on ourselves. Despite the weight of thousands
of years of tradition and the warnings of modern science
about the nature of human need and personality, we
neglect our spiritual selves. In a world caught in
the grip of rampant materialism, the obvious downside
is alienation, exhaustion, emptiness and a sense of
loss.
The work in this exhibition is a photographic exploration
with the intention of rediscovering what we have lost,
an effort towards reestablishing a communion with
the natural world and older ways, the wisdom of which
we have forgotten in the technology-driven, consumerist
frenzy of our times.
This exploration is made against the backdrop of Ladakh’s
vast and disturbing landscape, India’s last
wilderness on the edge of the Tibetan plateau and
final stronghold of the old Tibetan Buddhist way of
life. The work is not documentary in nature, rather,
an expression of a solitary journey through a tortured
and beautiful land, in search of a metaphysical embrace
that whispers to us the secrets of our inner landscapes.
India’s last great wilderness is explored as
a touchstone of inner and outer exploration for the
modern world, through visual communion with a fragile
yet impressive culture in the throes of rapid change,
and a threatened landscape exploding with stark, uncluttered
beauty…an enigmatic loneliness on the very edge
of everyone’s world.
BIOGRAPHY
Prabuddha Dasgupta is a self-taught photographer
who grew up in the cultural chaos of post-colonial
India.
In 1996, Prabuddha Dasgupta broke a taboo by publishing
‘Women’ (Viking Books), a controversial
collection of portraits and nudes of urban Indian
women. With that gesture, he reinstated the nude to
its rightful place in the Indian cultural discourse;
after 200 years of Victorian morality imposed by the
British colonialists had almost erased sexuality from
artistic expression...in the very home of the Kamasutra.
In the decade that followed, Dasgupta pursued a variety
of photographic projects, while unapologetically straddling
the two worlds of commissioned and artistic work,
bringing to both, a bold, individualistic sensibility
that very quickly placed him in the ranks of major
photographic talent in the country.
Dasgupta’s work has been exhibited internationally,
both in solo and group shows, and published in Indian,
French, English, Italian and American magazines. His
second book ‘Ladakh’ (Viking Books), a
personal exploration of India’s frontier wilderness
was published in 2000 and his work is included in
many books publications including ‘Nudi’
(Motta Editore, Milan) and ‘India Now–New
Photographic Visions’ (Textuel, Paris). He is
also the recipient of many grants and awards, including
the Yves Saint Laurent grant for photography in1991,
and his work is in the collections of many individuals
and institutions, like the Museo Ken Damy, Brescia,
Italy, and Galleria Carla Sozzani, Milan, Italy.
Dasgupta is represented in India by Bodhi Art and
lives between New Delhi and Goa.